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INGREDIENTE: la parità salariale

L’ingrediente di cui stiamo parlando, la parità salariale, è un ingrediente base per il progredire della nostra società.
Ogni anno la parte mancante della nostra boule per rendere il nostro cocktail perfetto è diversa: il 18, il 14, il 16, il 20 %, dipende se l’impiego è pubblico, privato o dal settore d’occupazione.
Alcuni arrivano a dire che questa differenza non esiste… eppure quando assaggiamo il miscuglio ci accorgiamo che manca qualcosa di importante, sentiamo un gusto amaro, persistente che cambia il gusto della nostra vita professionale e sociale… qualcosa manca!
I 14 giugno, gli 8 marzo, i primi maggio e le battaglie di ogni giorno si susseguono. Un senso di nausea e fastidio ci pervade ad ogni ricorrenza nello snocciolare come un mantra i dati dell’ufficio di statistica, ma soprattutto per la sensazione che le ingiustizie rimangono come graffi sulla pelle delle donne e soprattutto delle donne più deboli ed esposte. Col passare degli anni questi graffi diventano cicatrici, tatuaggi che segnano tutte noi.
Non è un caso se da 37 anni aspettiamo semplicemente che venga fatta rispettare una legge che sull’arco di un’intera vita professionale ci sottrae in media 303mila franchi.
La passività con la quale la maggioranza risponde alle rivendicazioni rispetto alla parità salariale è quasi sistematica, sia da parte dei datori di lavoro, sia dei loro rappresentanti in Parlamento. Come se il non rispetto della Costituzione fosse una consuetudine, un patto tacitamente accettato da tutti e tutte. Eppure noi da anni educatamente chiediamo e ci battiamo…
Non possiamo neanche accogliere come un traguardo leindecorose proposte che ci giungono dal Consiglio degli Stati con le misere indicazioni sulle verifiche delle retribuzioni per solo l’1 % delle aziende, solo quelle con più di 100 dipendenti e solo per 12 anni … e senza nessuna sanzione prevista per chi non rispetta le regole.
Mia figlia ancora studentessa mi ha chiesto se esistono altre leggi non rispettate per così tanti anni: io non ne conosco!
Addirittura il Fondo monetario Internazionale rincara la dose in un suo studio in cui sostiene che la parità salariale avrebbe chiari benefici sul PIL di ogni Stato.
Voglio credere che sia arrivato il momento giusto di chiedere meno timidamente, di spronare i nostri compagni di viaggio (le nostre figlie e i nostri figli prima di tutti) a trovare modi anche inconsueti di battersi… ho la sensazione che ora ci siano individui pronti ad ascoltare e a muoversi, ad assaggiare e pretendere finalmente che questo nuovo ingrediente faccia parte della loro vita.
Per questo non vediamo l’ora scendere tutte e tutti insieme in piazza in una dimostrazione di positività e determinazione il prossimo 22 settembre e (facendoci ispirare da chi ha portato nel 1991 il proprio coraggio in strada dicendo BASTA!) di lavorare per creare un movimento che possa spazzare via gli ostacoli di una maggioranza politica che non vede al di là dei propri interessi di parte o delle proprie ottusità culturali.
Io sono astemia, ma di questo cocktail così speciale e forte, di questo nuovo ingrediente, non potrei fare a meno!!!

Roberta Bonato Knuchel – Sindacato Unia