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A 50 anni dal diritto di voto, rivendichiamo il diritto di esserci, il dovere di rappresentare la realtà. Non può più mancare un’adeguata rappresentanza di donne nei convegni, negli appuntamenti istituzionali o nei dibattiti.

Provate a immaginare quale reazioni potrebbero avere gli uomini se a partecipare a una conferenza sulle disfunzioni erettili maschili organizzata dalla Società di urologia, partecipassero come relatori solo cani e gatti e un merlo (giusto per la rappresentanza)?
Come afferma il manifesto NO WOMEN NO PANEL, SENZA DONNE NON SE NE PARLA rilanciato anche dalla Rai Radio 1 per volontà della sua Direttrice  Simona Sala “Un panel con rappresentanti solo maschili è la fotografia di un piccolo mondo antico, di un dibattito monco, inutile, dannoso.”

In Svizzera il 7 febbraio 2021 si celebrano i 50 anni del diritto di voto delle donne, e nonostante i grandi passi compiuti in questi anni dalle donne in tutti i settori, la visibilità femminile negli eventi e nei dibattiti pubblici è ancora molto scarsa. La sola logica del “ruolo” politico o di direzione determinante la scelta della partecipazione (e talvolta neppure quello) e non quello della competenza e dell’inclusione continuano a mostrare un mondo non inclusivo e non realistico.

La parità tra donne e uomo sancito in votazione nel 1981, per una parità di diritto e di fatto in ogni ambito della vita, in particolare per quanto concerne la famiglia, l’istruzione e il lavoro è quindi fortemente disattesa se alle donne non è data la parola.

È bastato un virus per riportare le donne all’invisibilità pubblica anche in Ticino, non che nel pre-Covid la presenza femminile risultasse paritaria, ma di colpo le donne sono sparite dai media privilegiando politici, giornalisti, strateghi, esperti tutti al maschile. Intanto nei nosocomi e nei negozi le donne garantivano la sopravvivenza, e nelle proprie case tra telelavoro e famiglia garantivano la continuità delle cure e delle relazioni umane. Ma anche nei laboratori di tutto il mondo le donne mettevano la loro intelligenza e il loro lavoro al servizio della comunità.

Ma non siamo disposte a tacere: a partire da aprile 2020 sono state lanciate delle iniziative affinché le donne potessero partecipare a pieno diritto alla riflessione e alla ricostruzione. Il Gruppo Gender Covid-19, ha inviato una lettera indirizzata a RSI e al Governo che denunciava come quest’invisibilità ingenera una pedagogia del maschio intelligente in quanto mette in evidenza una logica della superiorità evidente del maschio. Che non è esplicitamente detta, è solo esplicitamente mostrata.

#ripartiamodalledonne è l’appello di FAFTplus che con una petizione firmata da più di 1000 persone chiede (e richiede) al Governo di includere una presenza femminile qualificata nei luoghi della ricostruzione post-Covid.

Qualcosa si è mosso, comunque passi timidi e insufficienti e addirittura nelle ultime settimane ci sembra si stia tornando indietro con sempre meno donne invitate : qualche specialista in più – soprattutto politiche – e in dicembre 2020 il Tavolo Strategico di Rilancio Economico del DFE ha ospitato la sessione sugli impatti del Covid-19 sul lavoro femminile in Ticino (di cui si trova traccia, al momento, solo sul sito della FAFTplus).

Quando si tratta di approfondire una tematica che sia essa di politica, socialità, economia o altro sembra che l’expertise femminile si volatilizzi, basti scrollare i nominativi presenti nelle trasmissioni di approfondimento nei nostri media elettronici o cartacei delle ultime settimane, oppure le presenze alle conferenze. Eppure a livello nazionale esiste un database di esperte www.femdat.ch e nelle Università, nelle Scuole universitarie svizzere, nelle associazioni professionali e negli Istituti di ricerca non mancano le competenze femminili.

È quindi necessario appellarsi a tutt*, uomini e donne, affinché non accettino più di partecipare a un dibattito, a una conferenza a un’intervista se nel panel non è presente un’altra donna o la metà delle presenze femminili, non è più pensabile un dibattito, un convegno, una tavola di lavoro a sola voce di maschio bianco cisgender (manel).  Chiedere alle poche donne che oggi vengono interpellate di porre una condizionalità di questo tipo alla propria partecipazione potrebbe risultare controproducente per ovvi motivi. Per questo motivo l’alternativa alla rinuncia è dichiarare in apertura del panel che si è richiesto alla redazione che ci fossero una maggiore rappresentanza di expertise femminili e dunque far rimarcare a grande voce la non equa rappresentanza.

Ognun* è responsabile del cambiamento, e dobbiamo ribadirlo in occasione dei 50 anni dal diritto di voto!

Lisa Boscolo e Nancy Lunghi – a nome del Coordinamento donne della sinistra


Adesioni:

Lisa Boscolo (studente in scienze sociali, Co-presidente Coordonne e Consigliera comunale a Bellinzona) e  Nancy Lunghi (medico dentista e Co-presidente Coordonne e PS Locarno) – Coordinamento donne della sinistra

Associazione Movimento AvaEva, Véronique Arlettaz (insegnante al LiLu 2 e membro Commissione Federale per le Questioni Femminili), Pamela R. Baeriswyl-Merlini (Co-fondatrice dell’Associazione Aress2030), Renata Barella (Sindacalista SSM), Anna Biscossa (ex direttrice del centro professionale del verde di Mezzana e deputata in Gran Consiglio), Ornella Buletti (assistente di studio medico e membro di Comitato Coordonne), Samantha Bourgoin (Deputata in Gran Consiglio e Co-Coordinatrice dei Verdi del Ticino) Ximena Calanchina (Osservatorio di Genere), Romana Camani-Pedrina (pensionata), Simona Canevascini Venturelli (storica), Marina Carobbio (medico, Consigliera agli Stati PS), Susanna Castelletti (storica e insegnante di storia), Mariella Cattaneo (donna per l’emancipazione) Linda Cima-Vairora (Associazione Armònia), Elisabetta Colombo (studente di diritto), Yannick de Maria (studente in lettere e scienze politiche e membro di Comitato GISO),   Gülsüm Demirci (membro di Comitato POP e Coordonne), Mirella de Paris (Covid Gender), Federica De Rossa (Professoressa straordinaria all’USI), Cristina Gardenghi (studente in ingegneria ambientale, Deputata in Gran Consiglio e Co-coordinatrice Giovani Verdi), Delta Geiler Caroli (Presidente onoraria Associazione Nascere Bene Ticino), Greta Gysin (Consigliera nazionale Verdi), Sonja Hildebrand (Professoressa ordinaria dell’Accademia d’architettura e Prorettrice dell’USI per le pari opportunità), Gina La Mantia (Deputata in Gran Consiglio), Chiara Landi (sindacalista Unia, USS), Dimitri Loringett (Collaboratore presso il servizio comunicazione istituzionale dell’USI), Cristina Largarder (direttrice amministrativa USI) Tatiana Lurati (formatrice per adulti e già Deputata in Gran Consiglio), Martina Malacrida Nembrini (Direttrice Fondazione Sasso Corbaro), Alain Monnier (Dr. chimico), Nicoletta Noi-Togni (Sindaca a San Vittore), Tiziana Palladino Monnier (Dipl. Chimica), Marialuisa Parodi (economista), Giulia Petralli (studente di economia politica e membro di Comitato Giovani Verdi e Coordonne), Sabrina Riccio (assistente del personale), Laura Riget (Co-presidente PS Ticino e Deputata in Gran Consiglio),  Evaristo Roncelli (economista), Corinne Sala (Co-presidente Comitato Cantonale PS), Rachele Santoro (Delegata per le pari opportunità), Alessia Schmocker (redatrice web e capoprogetto per www.orientamento.ch), Daniela Sgarbi Sciolli (geografa), Fabrizio Sirica (educatore, Co-presidente PS Ticino e Consigliere comunale a Locarno), Francesca Snider (avv. notaia), Martina Sperduto (artista e creatrice di Touch me softly or not), Antonella Steib Neuenschwander (geografa e pianificatrice del territorio), Esther Stella (Donna per la Pace), Alessandra Truaisch (Responsabile del Servizio documentazione dell’Ufficio dell’orientamento scolastico e professionale), Pepita Vera Conforti (Formatrice ed esperta della formazione continua al DECS), Mattia Veroni (studente e membro della GISO), Margherita Vismara Petazzi (Associazione Aldo Viviani), Rosemarie Weibel (avvocata e curatrice del sito www.sentenzeparita.ch), Cristina Zanini Barzaghi (ingegnera civile ETH SIA OTIA e Municipale a Lugano).


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Qualche informazione ulteriore sulla campagna:

No Women No Panel è una campagna lanciata l’8 marzo 2018 con l’obiettivo di aumentare la consapevolezza sull’equilibrio di genere nei panel e negli eventi pubblici. La commissaria europea per l’innovazione, la ricerca, la cultura, l’istruzione e la gioventù Mariya Gabriel si è impegnata a garantire che per ogni panel o evento pubblico a cui è invitata ci dovrebbe essere almeno un’altra donna. https://epws.org/no-women-no-panel-campaign/

Rai Radio 1 chiede adesioni per la campagna No Women No Panel – Senza donne non se ne parla, per una presenza equilibrata dei generi in tutte le discussioni pubbliche, impegnando i servizi nelle principali edizioni del Giornale Radio Rai e spazi editoriali ha proporre panel di discussioni paritari.
https://www.raiplayradio.it/programmi/nowomennopanel-senzadonnenonseneparla/
https://giulia.globalist.it/documenti/2020/11/23/senza-donne-non-se-ne-parla-radio1-rai-contro-i-manel-2068748.html

Il gruppo editoriale Lancet, prestigiosa rivista scientifica inglese di ambito medico, si impegna con i propri redattori a non partecipare quali relatori “in una conferenza o evento pubblico quando non ci sono donne
https://www.thelancet.com/diversity

Il PSS ha lanciato nel 2019 la sfida ai propri aderenti #NoAllMalePanels con l’invito a dichiarare apertamente di non partecipare a panel solo maschili https://noallmalepanels.ch/

In occasione del 14 giugno del 2020, anche le donne* socialiste hanno ripreso il tema, pubblicando un comunicato stampa con un richiamo al boicottaggio dei cosiddetti “all male panels” https://sp-frauen.ch/fr/news/communique-de-presse/les-femmes-socialistes-appellent-au-boycott-de-lentre-soi-masculin/