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Il tema della violenza sulle donne non si ferma alla violenza fisica, ma è molto più complesso e presente anche in ambiti ai quali non si pensa comunemente. I femminicidi non sono che la punta dell’iceberg, quindi la parte visibile del problema, come ha fatto notare Lorenzo Gasparrini, filosofo femminista intervenuto durante la videoconferenza «Le ombre della virilità che fanno paura», organizzata nella giornata internazionale contro la violenza sulle donne lo scorso 25 novembre dalla rete #Nateil14giugno e COMUNDO. La parte sommersa è invece composta da un insieme di comportamenti e di realtà distorte, che con il tempo possono portare gli uomini ad agire con violenza verso le donne.

La nostra società continua a utilizzare immagini e concetti in modo superficiale, senza riflettere realmente sul messaggio veicolato. Un esempio di qualche anno fa è quello delle immagini utilizzate dallo stilista Philipp Plein per la sua campagna pubblicitaria del Black Friday, dove una bellissima donna veniva uccisa dal troppo shopping e prezzi pazzi e giaceva priva di vita in modo sensuale. È vero che la pubblicità ha lo scopo di attirare l’attenzione, ma quest’immagine non mostra una donna felice vestita bene, bensì dipinge una donna che si è sacrificata pur di essere alla moda e che è bellissima nella morte. Il pericolo di queste pubblicità è subdolo e banalizza il femminicidio.

Graziella Priulla, sociologa e saggista, intervenuta anch’essa alla videoconferenza, ha evidenziato come episodi di femminicidio siano presenti anche nella letteratura insegnata a ragazze e ragazzi. Se non si prende il tempo di contestualizzarli e di discuterli adeguatamente, questi testi rischiano di essere mal interpretati e creare stereotipi di genere tendenziosi. Per esempio nell’Otello la gelosia per un sospettato tradimento spinge il protagonista a uccidere la sua amata per riparare il torto subito. Ma il tradimento giustifica davvero un omicidio? È quindi importante che le/i docenti siano formati e che abbiano i mezzi per poter trattare con gli studenti un argomento così delicato.

Anche in Ticino la violenza sulle donne è una realtà: la statistica criminale della polizia cantonale del 2019 enumera 705 infrazioni di violenza domestica (in particolare lesioni personali semplici, minacce e insulti) e le vittime di violenza domestica sono molto più spesso donne: il 71,9% nel 2019 secondo i dati dell’Ufficio federale per l’uguaglianza tra uomo e donna. Inoltre è possibile ricondurre il 50% degli omicidi e dei tentati omicidi alla violenza domestica.

Gli aspetti sui quali agire per poter sradicare la violenza sulle donne sono innumerevoli in quanto il problema è sistemico e bisogna quindi agire su più fronti: nelle famiglie, nelle scuole, nei media e ancora nei luoghi di ritrovo del tempo libero. Per fare questo, oltre all’impegno privato delle persone, è fondamentale un appoggio istituzionale che possa ideare ed effettuare azioni mirate, come campagne informative e corsi d’educazione di genere; inoltre si deve anche monitorarne i risultati e apportare i correttivi necessari. Per questo ritengo indispensabile la creazione di un Ufficio per le pari opportunità nel nostro Cantone, che sia dotato delle necessarie risorse e competenze per permettere un’azione più compatta e coordinata per la parità e le pari opportunità in Ticino.

Articolo di Lorena Gianolli pubblicato in data 03.12.2020 sul CdT