Lo sciopero del 1991 che in Svizzera ha coinvolto mezzo milione di donne ha lasciato il segno nelle vite delle persone che vi hanno partecipato, studentesse, giovani attiviste, lavoratrici, casalinghe.
Quell’evento per molte di noi ha orientato gli studi, le scelte, la capacità di assertività nel mondo del lavoro, l’impegno nella politica, nei sindacati. È stato per noi donne che abbiamo partecipato con ruoli e modi differenti, una scuola di vita importante, uno di quegli eventi apicali che ha segnato il nostro pensiero e il nostro agire. Molte sono entrate nelle istituzioni, nei centri di ricerca, nella scuola, nella politica, nel mondo del lavoro contribuendo in questi 28 anni a produrre là dove è stato possibile cambiamenti significativi per la vita delle donne.
Sebbene molti risultati si siano ottenuti, quell’impegno non è bastato a scardinare le forme di patriarcato che ancora oggi sottendono alle scelte economiche e sociali nel nostro Paese, ben ancorate a difendere privilegi che sono di fatto ancora in mano maschile, tanto da far affermare a Ellen Ringier (giurista e editrice) che “nella nostra società, specie da parte dei datori di lavori, semplicemente non si muove nulla” (CdT 9.6.2019).
In questo periodo di preparazione al secondo sciopero nazionale delle donne, sciopero femminista, ho incontrato molte donne che a quel primo sciopero hanno partecipato. Abbiamo i capelli bianchi, c’è chi ha cresciuto le proprie figlie e figli, chi ha coltivato le proprie passioni femministe, lavorato, si è impegnata in molti modi, e dopo anni ritroviamo l’emozione e l’energia di allora, sorridendo per il fatto che abbiamo partecipato a “un pezzetto” della storia Svizzera. Oggi le figlie e i figli si stanno mobilitando, giovanissimi donne e uomini riscoprono con i loro linguaggi il bisogno di giustizia, di cambiare alla radice i rapporti tra i generi nella scuola, nella società e nel lavoro che li attende. Sanno che è un compito di tutti e non solo delle donne, sanno che vivere non sarà solo lavorare per guadagnare (una paga corretta e paritaria comunque), ma anche condividere valori e compiti quotidiani, trovare spazi e sostegno delle aspirazioni di entrambi, agire per la sostenibilità sociale e ambientale. La storia oggi sono loro.
In questi giorni di intenso lavoro per lo sciopero, i pensieri corrono avanti e indietro nel tempo, a quel giorno del 1990 in cui Loredana Schlegel mi ha chiamata per aiutare nell’organizzazione logistica dello sciopero, quel giorno ha segnato anche la mia vita. Il mio impegno di oggi è dedicato anche a lei e a tutte quelle amiche femministe che oggi non ci sono più.
Pepita Vera Conforti
apparso sul Corriere del Ticino, 13 giugno 2019