Il 29 novembre il popolo svizzero sarà chiamato a esprimersi sull’Iniziativa contro i commerci bellici, lanciata dalle Giovani verdi svizzere e dal Gruppo per una Svizzera senza esercito (GSsE). Tale iniziativa vuole vietare alla Banca Nazionale Svizzera (Bns), alle fondazioni e casse pensioni d’investire in imprese con almeno 5% della cifra d’affari annuale proveniente dalla produzione di materiale bellico. Infatti, allo stato attuale i soldi che le cittadine e i cittadini regolarmente versano nelle istituzioni finanziarie sopraccitate partecipano indirettamente a guerre e conflitti in tutto il mondo. Solo nel 2018, istituzioni finanziarie svizzere quali la Bns, Crédit Suisse e Ubs hanno investito 15.3 miliardi di dollari nelle ditte che producono materiale bellico. Al momento però, né la Legge federale sul materiale bellico (Lmb) né alcuna al- tra legge in vigore vietano in modo esaustivo il foraggiamento con soldi svizzeri in questo commercio mortale. È tempo di porre fine alla situazione paradossale in cui da un lato si va ad alimentare il commercio bellico e dall’altro ci si prodiga nel risolvere pacificamente e diplomaticamente i conflitti. Attualmente, la già citata Lmb vieta il finanziamento diretto dello sviluppo, della produzione o dell’acquisto di materiale bellico proibito – per esempio mine antiuomo, bombe a grappolo, armi atomiche, biologiche e chimiche –. Tuttavia, a causa di una lacuna giuridica, resta ancora possibile – e di grande uso – il finanziamento indiretto di materiale bellico. L’iniziativa che vi invito a sostenere si ripropone di colmare tale lacuna. È infatti il momento di smettere di fare profitto a discapito della vita di altre persone. Per questo dobbiamo rifiutarci non solo di essere spettatori e spettatrici ma anche – ben più grave – di finanziare conflitti armati mondiali. Sono sicura che nessuno tra noi, permeato da responsabilità, etica e umanità, desidera continuare ad alimentare sanguinosi commerci. Al contrario, chi non ritiene necessario e doveroso smettere di alimentarli, fa tristemente prevalere solamente il mero profitto economico.
Con questa iniziativa, gli investimenti in materiale bellico vengono ridotti e indirizzati verso settori sostenibili. Gli investimenti sostenibili sono vantaggiosi economicamente perché meno sensibili ai crolli dei mercati azionari e perché hanno avuto un rendimento comparativamente migliore durante la crisi sanitaria. Rendere gli investimenti sostenibili porterà ad un aumento dei posti di lavoro in settori qualificati e virtuosi che hanno a cuore criteri sociali e ambientali. Votiamo un chiaro Sì per porre fine a un profitto fatto con soldi svizzeri sulle vite umane e per orientarci verso investimenti più sostenibili.