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La moda, le suggestioni su come vestirsi evolvono e si intrecciano con i cambiamenti che si susseguono in ogni società.

Le nostre ave, allora,  dettavano scandalo se mostravano la caviglia mentre le nostre nonne indossavano tutto il giorno il grembiule nero. In chiesa, il prete inveiva contro le ragazze che portavano i pantaloni e le calze di nailon e non tollerava il capo delle donne scoperto. Era talmente un’ossessione quella del capo coperto che le nostre nonne si mettevano il fazzoletto in testa il mattino appena alzate e, per non sbagliare, non se lo toglievano più.

Poi sono venute le braccia scoperte, la minigonna, il rossetto per tutte e i capelli al vento.

La donna si è liberata dagli abiti che la castigavano.

Ma oggi ancora, più si libera, più mostra e valorizza il proprio corpo, più viene accusata di provocare: così facendo diventa “preda” dell’uomo che, si sa, è “debole”. Succede pertanto che quando i dettami della nostra religione sul pudore si affievoliscono, ecco che la cultura patriarcale, sotto forme diverse, prende il suo posto nel definire la correttezza dell’abito che la donna indossa.

E i modi, i contenuti, le proposte non mancano. Dall’additare colei che è troppo svestita si passa a colei che “è troppo vestita”, a colei che indossa il burkini.  E’ infatti in votazione l’iniziativa che propone il divieto alle donne di fede musulmana di indossare quel tipo di costume da bagno nelle nostre spiagge e in riva ai laghi. La proibizione di questo costume da bagno non ha nulla a che vedere con la libertà della donna. Essa maschera la strumentalizzazione del suo corpo per colpire le persone straniere, attraverso un approccio superficiale e ostile all’islam. Ci si erge a difensori delle libertà altrui in nome di una nostra identità minacciata.

Per governare e gestire i cambiamenti che le migrazioni portano occorre trovare mezzi efficaci, altre vie di convivenza. Non serve a nulla imporre divieti alle donne.

In tutta questa storia del burkini, non è facile capire perché da una parte si vogliono svestire le donne e contemporaneamente si accusa quelle che sono già svestite.

Sonja Crivelli

Articolo pubblicato in data 02.02.2021 su LaRegione