Non stupiscono i risultati del primo sondaggio di Tamedia e “20 Minuten” in vista delle votazioni del 25 settembre sulla revisione AVS21. La differenze di genere sulle indicazioni di voto su questo oggetto è confermata anche dal sondaggio SSR, anche se con alcune differenze nelle percentuali.
Di fatto la quota favorevole fra gli uomini si attesta nel primo sondaggio al 71%, in quello SSR al 74%, mentre tra le donne favorevoli al 36% e il 48% (sondaggio SSR).
Mi permetto quindi un consiglio a quel 71% – 74% di uomini che vorrebbe risanare l’AVS sulle spalle delle donne: vi chiedo di fare due calcoli per sapere con quali mezzi finanziari le vostre mogli, le vostre madri e le vostre figlie vivranno quando saranno in pensione. L’esercizio è valido solo se si tiene tener conto delle disparità che ancora vivono le donne: limitate possibilità di carriera, tempi parziali per cura dei figli, salari bassi nei settori a forte presenza femminile, ecc.. Se avete ancora un po’ di pazienza, fatene anche un altro per conoscere quante ore di cura a voi, ai figli, ai nipoti, ai genitori, ai suoceri e alla casa hanno dedicato quando non percepivano un salario, per completezza sommate il risultato alle ore di lavoro remunerato.
Sento già le repliche… non abbiamo figli, con mia madre non va d’accordo e non se ne occupa, la mia cassa pensione basta per entrambi, non impantaniamoci in questioni di genere (pare il tema UDC di questi tempi), guadagna più di me, in casa faccio tutto io, ecc. Evidentemente ogni situazione è particolare e va rispettata, ma forse quella percentuale di donne che non vuole questa riforma ha fatto qualche conto. E i dati statistici danno loro ragione, il Gender Pension Gap conferma che le donne ricevono in totale (sommando il primo e, in particolare, il secondo pilastro – che ancora deve essere riformato) il 37% in meno di pensioni vecchiaia rispetto agli uomini. Quindi le difficoltà per loro aumentano anche durante la pensione.
Ritroviamoci dopo il voto a sostenere la parità, ma quella reale, dei salari, della condivisione di mansioni di cura e domestiche. Vedrete che con migliori condizioni salariali potremo contribuire più concretamente al risanamento delle finanze, anche della cassa AVS. Vogliamo aver voce e non far decidere ad altri dei nostri destini.
Di Pepita Vera Conforti, membra Coordinamento donne della sinistra,
pubblicato sul CdT del 25.08.2022