J'accuseRassegna stampa

È stato per anni il tormentone di una nota marca di rasoi che riproduceva in pochi secondi tutti gli stereotipi di una virilità maschile fatta di potere e fascino. Una pubblicità che doveva sedurre gli altri uomini per spingerli all’acquisto. Una virilità forte, potente, persuasiva che sa cosa è bene per gli altri e specialmente per le donne. Un potere forgiato di virilità prevaricatrice anche quando si presenta gentile e affascinante. Mi sono sempre stupita di come quest’atteggiamento producesse negli altri uomini un cameratismo capace di giustificare e tollerare anche comportamenti indiscutibilmente non accettabili, e i casi recenti ne sono solo l’ennesima dimostrazione. Desiderio di emulazione? Rassicurante affermazione di privilegio che per riflesso si estende anche agli altri uomini? Paura di sentirsi esclusi o cacciati dal circolo maschile? Incapacità di mettersi sotto analisi in quando gruppo dominante?
Lascio a sociologi e psicologi la spiegazione, ma tutti conosciamo l’effetto di quel cameratismo maschile quando a minacciarli sono persone diverse da loro per genere o orientamento sessuale. Se non fosse così non si spiegherebbero gli stupri di gruppo, gli incitamenti alla violenza omofoba, ma anche la tolleranza verso comportamenti molesti sul lavoro o di sessismo quotidiano.
Se in una serata tra coppie, un marito umilia pubblicamente la moglie, capita raramente che un altro uomo lo riprenda chiedendo spiegazioni del suo comportamento, senza sentirsi fuori luogo.
Se al bar l’amico molla una pacca sul sedere alla cameriera, è più probabile che l’effetto sia una risata e non il rimprovero per un gesto non richiesto di chi sta lavorando.
Si chiede alle donne di denunciare, di dire di no, oppure di proteggersi, di seguire corsi di autodifesa, di coprirsi, di non bere. Quando addirittura di non fare l’isterica. È come dire che la responsabilità di ciò che subiscono le donne è ancora loro, in fondo la natura dei maschi è quella di predare.
Ma il paradigma sta cambiando. E anche la pubblicità del rasoio Gilette, uscita a metà gennaio accompagnata da un violento dibattito in rete, è cambiata rivisitando la virilità maschile non come prevaricazione violenta che si autoassolve, ma come capacità di ogni singolo uomo di trovare la forza nel rispetto degli altri e delle altre e della propria individualità. Jackson Katz, formatore e pioniere di un approccio al maschile contro la violenza, in una interessante conferenza del TEDx Talk afferma chiaramente “Martin Luther King disse “Alla fine, ciò che ferisce di più non sono le parole dei nostri nemici ma il silenzio dei nostri amici.” C’è stato un silenzio tremendo nella cultura maschile su questa continua tragedia della violenza perpetrata dagli uomini contro le donne e i bambini. Un silenzio tremendo. Dico soltanto che bisogna rompere quel silenzio, e abbiamo bisogno di più uomini perché il problema della violenza sulle donne, è un problema maschile”

È pensabile che il meglio di un uomo sia la sua forza di rompere nella quotidianità con gli stereotipi che gli hanno fatto accettare l’inaccettabile. Assieme a questi uomini è importante prepararsi allo sciopero delle donne del prossimo 14 giugno 2019, cominciando da questo 8 marzo.

Pepita Vera Conforti, Coordinamento donne della sinistra

Apparso su LaRegione Ticino, 7 marzo 2019