Di Sonja Crivelli
La violenza verso le donne non è solo fisica ma è piuttosto la norma nella relazione tra i sessi, in modo esplicito oppure sommerso o sofisticato, ma ben radicato nella nostra cultura.
Secondo la filosofa spagnola Luisa Posada Kubissa, la violenza viene giustificata in mille modi, mediante il pensiero filosofico, attingendo alla chimica con la serotonina e il testosterone, dando la colpa alle conquiste di libertà delle donne e alla rivoluzione sessuale degli anni ’60. Essa va invece analizzata nel contesto ancestrale che si perpetua come struttura portante, attraverso le generazioni e risponde all’ossatura della disuguaglianza della società patriarcale, trasversale, senza differenze di classe. La dinamica tra i sessi ha quindi radici lontane.
La violenza nei confronti della donna è globalizzata. Quella simbolica è la più presente e anche la più pericolosa perché fa da sfondo al nostro quotidiano. La pubblicità, le barzellette, le canzonette, la lingua sessuata, certi spettacoli televisivi, la pornografia, la disparità salariale, la condotta di uomini influenti sulla scena locale o internazionale: sono tutti meccanismi sottili di violenza che diventano la norma nel comportamento e nell’opinione di molti uomini nei confronti delle donne. Per alcuni, purtroppo, il passaggio dalla violenza simbolica a quella fisica, allo stupro e al femminicidio è breve. Non può esserci estrapolazione dal mondo in cui si vive: la violenza tra uomo e donna non è solo una questione di rapporto privato terminato male ma rappresenta un problema di politica pubblica.
La nostra società e il mondo intero hanno bisogno di un decisivo cambio di rotta. Il Codice civile e la legislazione vigente hanno prodotto solo piccoli e timidi passi e i risultati appaiono finora piuttosto fragili, in altre parole hanno dimostrato la loro inefficacia. Occorre un’educazione che cambi radicalmente lo stato delle cose, un’educazione che inizia dalla prima infanzia, prosegue nelle scuole e passa attraverso tutti i fili della collettività.
Le donne lottano da tempo per ottenere rispetto e giustizia e continueranno a lottare. Lo faranno fino a quando saranno libere dalla violenza economica, dallo sfruttamento e dalla precarietà, libere di decidere del proprio corpo, della propria educazione. Lo faranno mettendo alla luce la loro storia che si intreccia con quella dell’umanità, ricordano le donne che hanno contribuito all’evoluzione delle scienze e alla conquista della pace, togliendo il velo alle omissioni nei confronti delle donne cha hanno fatto cultura. Solo così, il mondo sarà sicuramente diverso.