Care compagne,
cari compagni,
vi ringrazio per l’opportunità di presentarmi qui davanti a voi nella mia nuova veste di segretaria centrale delle donne* socialiste svizzere. Questo ruolo mi è motivo di orgoglio, e vorrei qui anche ringraziare in particolare il Coordinamento donne della sinistra, l’organizzazione interpartitica femminista a livello cantonale che sempre mi ha sostenuta nel mio cammino e che mi ha dato e continua a darmi molti spunti di riflessione sul femminismo.
Le donne* socialiste l’anno scorso, nel 2017, hanno festeggiato i cento anni dalla loro fondazione. Cento anni di lotta per la parità, ma non solo. Cento anni di riflessione sulla condizione femminile, cento anni di dibattito, cento anni di approfondimento. Cento anni caratterizzati da vittorie, ma anche da molte delusioni. Cento anni di sorellanza, di gioia di progettare insieme e cento anni di provocazione creativa. Cento anni di resistenza.
Le donne*, quando si mettono in marcia, lo fanno con determinazione, ma anche con brio e umorismo. E le donne* socialiste oggi sono in marcia. Se neanche troppo tempo fa, nel 2010, i giovani socialisti hanno proposto di abolire le donne* socialiste, che godono all’interno del Partito dello statuto particolare di “Organo” (come anche il PS 60+ e il PS Migranti), oggi nessuno più se lo sognerebbe. Oggi la Giso stessa, con Tamara Funiciello, ha una presidente femminista, battagliera e brillante, che pone i temi della parità fra i sessi al centro della sua agenda politica.
Noi donne* socialiste oggi siamo in marcia, dicevo.
Non solo in Svizzera, ma in tutto il mondo siamo confrontate con l’avanzamento di una destra molto ideologica, patriarcale, revisionista e in parte addirittura fascista. Una destra che porta avanti l’accattivante perché semplice, ma a lungo termine sempre perdente mentalità del più forte, dell’esclusione e dell’egoismo, una destra che propaga un modello di società definito tradizionale, ma che non lo è affatto: il modello che intende in realtà non è altro che una montatura vuota, priva di contenuti e di una superficialità disarmante.
E le donne*, in Svizzera, ma anche in tutto il mondo, hanno capito che questa ondata di destra non solo ci blocca sulla via dei progressi, ma porta il rischio di fare dei passi indietro. E nasce l’onda controcorrente, l’onda delle grandi manifestazioni nelle piazze e nelle strade in tutto il mondo, con spesso protagoniste donne: impressionante nella sua efficacia il discorso tenuto in Florida della diciottenne statunitense Emma Gonzales davanti a migliaia di giovani in protesta contro la lobby delle armi, fantastiche le oltre 500’000 donne* spagnole alla manifestazione dell’otto marzo di Madrid, e non dimentichiamoci della splendida manifestazione del 22 settembre scorso in Svizzera, che ha portato oltre 20’000 donne* in Piazza Federale a Berna a rivendicare la parità salariale e la fine delle discriminazioni.
Enough! Basta! Ça suffit! È il tenore di tutte quelle proteste e manifestazioni.
Noi donne* non accettiamo più di essere pagate meno degli uomini per lo stesso lavoro, non accettiamo più che il lavoro di cura non venga riconosciuto come tale, non accettiamo più di essere messe da parte e di essere sottorappresentate, se non addirittura assenti, nei media, nel mondo politico e nell’economia. Noi donne* oggi sbattiamo la testa contro il soffitto di cristallo che ci esclude dalle posizioni dirigenziali, ci sbattiamo finché il cristallo si rompe. Noi donne* non accettiamo più che il femminicidio e la violenza domestica vengano definiti “delitti di passione” perché con la passione e con l’amore non hanno proprio niente a che fare: sono solo un abuso di potere. Noi donne* siamo solidali con le persone in fuga, in particolare con le donne* e con i minorenni, spesso esposti ad abusi e violenze di ogni genere: il loro destino non può lasciarci indifferenti.
Noi donne* socialiste vogliamo una nuova società, una società che si basa sui principi dell’uguaglianza, dell’inclusione, della giustizia sociale e della sostenibilità. Una società paritaria che è anche una società migliore, perché più felice ed equilibrata.
Per tutti questi motivi, il Partito socialista svizzero ha proclamato l’anno femminista. L’anno femminista è iniziato il 14 giugno 2018 e ci porterà al nuovo sciopero generale delle donne del 14 giugno 2019. Mettevi la data in agenda, perché già sono in atto i preparativi, già si sono formati in tutta la Svizzera, ma anche da noi in Ticino dei gruppi di lavoro, dei comitati e dei collettivi di donne che daranno vita e contenuti a questo sciopero. È di fondamentale importanza andare unite verso questa grande manifestazione nazionale, e io ho fiducia che le donne* della sinistra tutta ci riusciranno.
Ci riusciranno perché insieme abbiamo degli obiettivi da raggiungere, e se noi donne lo vogliamo, tutto si ferma.
Discorso tenuto da Gina La Mantia, segretaria centrale delle donne* socialiste svizzere al Congresso del PS Ticino del 18.11.2018