Secondo i contrari al “matrimonio per tutti” in votazione il prossimo 26 settembre, “La famiglia è un elemento portante di qualsiasi paese e si basa, tra l’altro, su chiari fatti biologici. Infatti, solo le coppie eterosessuali hanno in natura la capacità di trasmettere la vita.”
Queste affermazioni mi lasciano un po’ perplessa, perché il matrimonio civile – ed è quello l’oggetto in discussione – è un istituto giuridico e in quanto tale ha poco a che fare con la biologia. I coniugi si obbligano a cooperare alla prosperità dell’unione ed a provvedere in comune ai bisogni della prole, la cui presenza – biologica, comune o non comune – però non è un elemento essenziale del matrimonio.
Lo è invece la reciproca assistenza e fedeltà (non per forza sessuale), capacità e attitudine che è di ogni persona.
Nello stesso modo, la genitorialità ai sensi di legge non è necessariamente un concetto biologico: si presume che genitori sono la madre ed il di lei coniuge, il riconoscimento di paternità in assenza di contestazioni non richiede l’esame del DNA, e anche altri motivi di costituzione del rapporto di filiazione come l’adozione o metodi di procreazione come il dono di sperma ampiamente riconosciuto per le coppie eterosessuali non si basano affatto su chiari fatti biologici. La legge più che su fatti biologi si basa su relazioni di coppia, esattamente come il progetto in votazione.
Sempre secondo i contrari, in relazione all’accesso al concepimento mediante dono di spermatozoi, “I promotori di questa iniziativa non si interrogano minimamente su cosa sia giusto per i figli, si limitano a voler soddisfare l’egoismo personale di chi in natura i figli non può averli”. Ma perché coppie di donne dovrebbero essere più esposte al rischio di agire per egoismo che coppie eterosessuali? Anche l’eventuale infertilità è un fatto biologico e ca. il 30% delle donne e il 40% degli uomini vivono senza figli – tanti per scelta.
Non vedo quindi perché accedere all’istituto giuridico del matrimonio, all’impegno a prestarsi reciproca assistenza e fedeltà, al riconoscimento della reciproca genitorialità, dovrebbe essere riservato a persone di sesso diverso.
Quindi: sì al matrimonio per tutt*, o più precisamente, per chiunque lo desideri e che per formare una coppia che si assiste reciprocamente ritengono di volere, preferire o necessitare della legge.
Rosemarie Weibel, Lugano
Avvocata
Apparso su La Regione del 2.9.2021