INTERPELLANZA

Proprio in concomitanza con la Giornata Mondiale contro la violenza verso le donne del 25 novembre, il gruppo internazionale attivo nel settore della moda Philipp Plein, con sede a Lugano, purtroppo già conosciuto per il mancato rispetto delle leggi sul lavoro, ha lanciato una campagna pubblicitaria non solo volgare e misogina, ma che, oltretutto, banalizza il femminicidio e la violenza verso le donne. Non è dato a sapere se per ignoranza o per far parlare di sè; ma visti anche i precedenti dell’azienda in Ticino, non c’è grande spazio per attenuare il giudizio negativo rispetto a questa provocazione.

Il Cantone Ticino ha attivato da qualche tempo strategie di prevenzione della violenza sia in ambito domestico che in ambito giovanile come pure di prevenzione della radicalizzazione ed estremismi violenti, che si inseriscono a loro volta in strategie di prevenzione internazionale (la prima) e in piani d’azione nazionali (la seconda e terza). Se da un lato, quindi, vi è un grande sforzo da parte delle istituzioni per prevenire la violenza, dall’altro questa campagna pubblicitaria agisce con disinvoltura da diversi punti di vista ed è in chiara controtendenza rispetto agli impegni profusi dall’ente pubblico.

Inoltre, le immagini proposte chiaramente non rispettano le linee guida della Commissione svizzera per la lealtà, in particolare la regola 3.11 “Pubblicità sessista” che al punto 2 in particolare recita: “Est en particulier à considérer comme sexiste toute publicité dans laquelle: (punto 2.2) est représentée une forme de soumission ou d’asservissement ou est suggéré que des actions de violence ou de domination sont tolérables;”

• Come valuta il Consiglio di Stato l’impatto della pubblicità del brand Philipp Plein (vedasi foto allegate) nell’ottica preventiva suindicata?

Non ritiene il Consiglio di Stato

• che vi siano gli estremi per una denuncia per istigazione al femminicidio?
• di dover intervenire direttamente o mediante lettera presso la direzione del Gruppo Philippe Brand che ha sede a Lugano per stigmatizzarne i comportamenti e invitarlo evitare toni e campagne lesive della dignità delle donne?

Bellinzona, 26 novembre 2018

A nome dell’Agenda 54:
Gina La Mantia, Henrik Bang, Carlo Lepori, Raoul Ghisletta, Tatiana Lurati Grassi, Claudia Crivelli Barella, Nadia Ghisolfi, Milena Garobbio, Natalia Ferrara, Daniela Pugno Ghirlanda, Massimiliano Ay, Giorgio Fonio, Matteo Quadranti, Ivo Durisch, Sabrina Gendotti