Dialogo tra amiche:
– Partecipi allo sciopero?
– Sì, certo.
– Quando è esattamente?
– Il 14 giugno.
– No, in marzo.
– Ah sì, mi pare che hanno indetto una manifestazione a Bellinzona (e a Lugano) per la giornata delle donne.
– No, quello sul clima intendo. Mi pare che ci siano problemi più urgenti che non la parità salariale.
– ?? Non scioperiamo mica solo per la parità salariale, e poi le cose sono legate, è sempre una questione di dominio, e di corsa al profitto.
Dizionario storico della Svizzera: “Il femminismo è al tempo stesso un concetto teorico e un movimento politico, fondato sulla critica della discriminazione sociale, economica e giur. e della subordinazione gerarchica delle donne (Ruoli sessuali).”
Dialogo tra compagn*:
lei: Mi piacerebbe una volta fare una riflessione sull’uguaglianza, mi pare che l’approccio pari opportunità rispettivamente discriminazione non sia sufficiente.
lui: Potremmo invitare una delle prime donne elette in parlamento.
lei: Non pensavo solo alla parità uomo-donna.
lui: Beh, allora potremmo invitare per esempio un filosofo (segue nome di uomo).
lei: Ah, l’uomo come neutro che può parlare di tutto e la donna come donna che può parlare solo di donne (o del rapporto donne-uomini)?
“Vero è che gli uomini non mostrano di aver preso coscienza della differenza maschile, che, rivestita di una pretesa universalità, continua a condizionare la più parte delle cose umane. I migliori arrivano a riconoscere l’importanza della differenza femminile, senza considerarla valida per sé”. (Lia Cigarini, Meteore? In La politica del desiderio, Parma 1995)
Me-too, come ha detto Lia Cigarini in un suo intervento a Bellinzona il 5 maggio 2018, “è quindi fondamentale perché ha operato un taglio di ordine simbolico. Dopo il quale niente può essere come prima.”
A partire dalla propria condizione particolare le donne “hanno trasformato la lotta contro la violenza maschile nell’occasione per prendere posizione e affermare una pretesa di libertà contro tutte le forme di oppressione e sfruttamento.” (Il Manifesto, 22.02.2019, pagina 10).
Dal Manifesto per lo sciopero femminista e delle donne* del 14 giugno 2019: “La parità non può realizzarsi in un mondo in cui conta solo il denaro, la parità richiede la costruzione di una società in cui ciò che conta è il rispetto e il benessere di ogni essere umano.”
Non solo quindi parità salariale, accesso al lavoro retribuito, ma lavorare meno per vivere meglio, “una società in cui il lavoro produttivo sia al servizio degli interessi comuni degli essere umani e non del profitto capitalista, in cui l’equità sociale, l’equilibrio ecologico e la sovranità alimentare siano valori inalienabili. Perché vogliamo vivere in una società solidale, senza razzismo, senza sessismo, senza omofobia e transfobia. Queste categorie sono costruite per dividerci e per limitare i nostri diritti.”
O come dicono le donne islandesi: “Non cambiamo le donne, cambiamo la società!”.
Ecco che lo sciopero femminista porta con sé anche la grande speranza di un movimento internazionale e internazionalista che a partire dalla condizione in quanto donne ci porta – forse finalmente – a non chiedere solo di essere trattate alla pari degli uomini, ma a riconoscere e affermare che vogliamo un’altra società.
3 marzo 2019
di Rosemarie Weibel
Apparso su Voce Libertaria no. 45, aprile-giugno 2019