Tra i molti interventi del Primo maggio 2019 per lanciarsi verso lo sciopero del 14 giugno, l’intervento di Pepita Vera Conforti pronunciato durante il corteo.
Molestie sessuali sul posto di lavoro
Ma ce l’hai il ragazzo? Dimmi, gliele fai le cose porche?
Sei troppo cessa per fare questo lavoro.
Se sei gentile con me, posso vedere di farti avere il posto.
Ma guarda qua il signorino palle mosce
Oh bella, mica c’è l’hai d’oro, a me potresti darla.
Fai vedere un po’ di bendidio.
Vieni qui, saprei io come farti godere.
Lo senti quanto mi piaci?
E questo, giorno dopo giorno, frasi ripetute con varianti sul tema che le donne, e spesso anche gli omosessuali, si sentono dire sul posto di lavoro.
I dati ci indicano che almeno 2 lavoratrici su 10 in Ticino si trovano confrontate con toccamenti e avances indesiderate, con frasi a sfondo sessuale, materiale pornografico, minacce e ricatti sessuali,
fino a vere e proprie costrizioni e violenze sessuali.
Un mondo del lavoro che non ha capito che non siamo solo corpi da soppesare e controllare ma lavoratrici.
Cosa fare?
Non c’è un’unica risposta.
Ricordiamoci che la responsabilità del nostro benessere al lavoro è del datore di lavoro.
A lui la legge chiede di sensibilizzare e informare, di intervenire e applicare direttive chiare e deve render conto davanti alla legge se viene denunciato per mancata protezione della dignità di lavoratrici e lavoratori.
Ma ancora non ci siamo in Ticino.
Mancano regole chiare, cameratismo e omertà, banalizzazione e indifferenza, ignoranza dei quadri e cultura patriarcale
sono ancora troppo presenti rendendo il lavoro fonte di gravi sofferenze.
La solidarietà dei colleghi e delle colleghe con chi subisce molestie, è fondamentale. Dovete credere alla persona vittima di molestie e di violenza. Sostenerla.
Voi uomini avete un ruolo per fermare le molestie.
Non basta più NON essere molestatori. Dovete agire e non accettare i comportamenti molesti di colleghi o superiori. ASCOLTATE LA SOFFERENZA DI CHI HA SUBITO capirete che nessuna persona lo merita.
Libere tutte