In questi giorni che precedono il 27 settembre riceviamo stimoli e indicazioni di voto.
Colpisce, tra le tante, un video che sostiene l’iniziativa «Per un’immigrazione moderata» dove si vede una ragazza che ricorda Greta Thunberg e che si muove in diversi contesti. La voce della ragazza elogia all’inizio le bellezze e i valori della Svizzera per poi scivolare nel discorso più becero contro le persone straniere che ci «invadono».
Oltre alla strumentalizzazione di una ragazza per il messaggio politico che invita a votare l’iniziativa UDC, si fa leva sulla tematica ambientale per cercare di convincerci che tutti i malanni del nostro Paese, tra i quali l’inquinamento o la cementificazione del territorio, sono causati dalle persone straniere che vivono in Svizzera.
«Si cercavano braccia e sono arrivati uomini»: è quanto si diceva qualche decennio fa. Oggi non si osa più dire questo ma da sempre donne e uomini di origine straniera lavorano in Ticino, sovente con stipendi inferiori a quanto stabilito dai contratti collettivi. Li si accusa di «rubare» il posto alle lavoratrici e ai lavoratori svizzeri. Ma sono i datori di lavoro, i padroni che decidono le assunzioni e la politica aziendale. Essi hanno pure i loro rappresentanti nei Legislativi che si schierano puntualmente contro maggiori controlli sul mondo del lavoro.
Le donne e gli uomini che provengono dall’estero, che hanno lasciato la propria casa, i propri affetti oppure che fanno la coda per attraversare la frontiera sono preziosi per la Svizzera.
Si dimentica che grazie al personale ospedaliero italiano si è potuto far fronte alla pandemia nel momento del suo culmine perché quello svizzero non era sufficiente. E a questo proposito è giusto ricordare che nel Parlamento le voci contro l’ampliamento dell’accesso allo studio di medicina o alla formazione infermieristica sono quelle di coloro che mandano a destra e manca il video citato. Che dire poi delle donne di oggi che lasciano al paese figlie e figlie e lavorano da noi come badanti. Si dimenticano inoltre facilmente tutti i lavoratori stranieri che hanno costruito e costruiscono dighe, gallerie, strade, ponti, case: un lavoro duro e a volte sotto l’egida del caporalato.
Sono una donna che è nata altrove, lontano da qui e sono fiera delle mie origini. Sono altrettantoorgogliosa di avere scelto di diventare svizzera, Paese dove vivo, lavoro e sono pure attiva in associazioni culturali e politiche.
Alla bambina del video, io dico che voto no a questa iniziativa proprio perché penso a lei e alle giovani e ai giovani e al loro futuro, un futuro nel quale la società sarà un incrocio rispettoso di culture, idee, progetti, condivisioni: un mondo solidale dove le differenze che dialogano ne fanno la sua ricchezza.
Gülsüm Demirci
Pubblicato dal Corriere del Ticino in data 11.09.2020